E così, mi sono stancato di essere stanco. Perciò, rimangiandomi promesse, colpo di scena, riemergo come un Balrog dalle profondità di internet, ormai diversissimo da quando lo abbandonai. E torno a scribacchiare di cinema come ho fatto febbrilmente dal 2004 al 2015.
Quando questo gioco iniziò, avevo meno di trenta anni. Oggi, di anni ne ho quasi cinquanta; quindi, un primo e validissimo motivo per tornare a titillare la Qwerty è la curiosità; capire come si è trasformato il mio tempo parallelamente a quello del cinema, quanta arguzia ho smarrito per strada e se, ci si augura, una certa saggezza si è depositata insieme alla polvere. C'è poi l'idea, forse un po' presuntuosa, che questo archivio di visioni possa tornare utile a qualcuno: uno semina sulla fiducia, del resto, perché non sempre vede germogliare la pianta. Ogni tanto, poi, abbandonandomi al peep show dei social, capita di pescare qualcuno che, parlando di un film, usa esattamente le parole che io scrissi anni fa; se vengo cannibalizzato, evidentemente c'era arrosto oltre al fumo.
Però, no, il motivo vero del mio ritorno è che l’altro giorno mi trovavo a leggere una mia recensione, cosa che ho fatto rarissimamente in questi ultimi anni, e, finito di far rotolare gli occhi sulle righe, la persona che avevo al fianco e che ascoltava ha esclamato: “Caspita, mi hai fatto venire voglia di vedere il film!”. Tutto qui. Tenere viva l’attenzione. Tenersi vivi.
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